Ieri i partiti si sono spartiti le nomine di due autorità di garanzia, Privacy e Comunicazioni, al punto che di garanzia e autorità rimane ben poco.
Nel mentre, il Senato con ampia maggioranza trasversale (si pronuncia inciucio) nega l’arresto per l’onorevole De Gregorio, accusato di associazione a delinquere e truffa aggravata.
E tutto questo quando neanche un mese fa i principali partiti si prendevano una bella batosta alle amministrative. Pdl dissolto, Lega dimezzata, PD rimasto al palo, mentre tutto il differenziale se lo aggiudicava il Movimento 5 Stelle.
Tutti i politicanti subito a fare mea culpa, e poi la solita giaculatoria del torneremo tra la gente, e l’antipolitica è pericolosa, e ci taglieremo gli stipendi e i privilegi, abbiamo capito, sapremo interpretare la nuova richiesta di cambiamento, prematurata la supercazzola come se fosse antani per lei… E alla prima occasione ricominciano con la più patetica delle spartizioni.
E poi dice che uno si butta su Grillo.
Sono d’accordo con Norma Rangeri che su il manifesto di oggi dice:
Se uno spettacolo così indigesto, un modo di gestire la cosa pubblica punito sonoramente dagli elettori torna sulla scena in tutto il suo impresentabile splendore, vuol dire che i gruppi dirigenti sono irriformabili, che la loro sordità a ogni sollecitazione di cambiamento nella gestione delle istituzioni, è parte di un codice genetico incurabile.[…]
Quei nomi al governo delle Authority, la pantomima del curriculum dei candidati, la beffa della finzione delle “primarie” per sceglierli quando tutto era già deciso, avranno un prezzo che pagheremo tutti.