Il 2010 si chiude. E mica tanto bene. In questi ultimi mesi sembra di assistere a prove tecniche di strategie della tensione. Sembra quasi che tutti ci provino gusto a innalzare il livello di scontro e conflittualità.
Il governo che manganella chiunque si azzardi a scendere in piazza per protestare: studenti, aquilani, napoletani, per poco pure i disabili. Qualsiasi rivendicazione invece di essere ascoltata viene trattata come un semplice problema di ordine pubblico. Ministri che zittiscono e insultano gli studenti che provano a parlare loro. Ministri che desiderano retate e arresti preventivi di studenti perché potenziali assassini. Bombe e bombette nelle ambasciate e sui binari. La Fiat che, da apripista, cancella di fatto il contratto nazionale di lavoro sottraendo ai lavoratori diritti fondamentali e spazio di agibilità sindacale: diritti in teoria inalienabili, in pratica erosi con l’avvallo di alcuni sindacati miopi, se non complici. Finti attentati a finti giornalisti, finte notizie di finti attentati a finti oppositori politici.
Tutto questo è condito dal degrado della politica italiana che ha raggiunto un livello talmente infimo che ormai non si può che dar ragione ai qualunquisti. Un governo che non governa almeno dall’inizio della crisi Fini-Berlusconi, cioè da questa estate. Un minuetto durato sei mesi e che ha paralizzato la già misera e classista azione di governo nel bel mezzo della crisi economica e sociale. Intanto, da oltre 15 anni, l’opposizione conferma le sue grosse responsabilità per quello che (non) fa e per la sponda continua che offre alla destra. E così alla fine si è arrivati al 14 dicembre, con un voto di fiducia che per amor di verità andrebbe chiamato acquisto di fiducia. Si dice che ora si voglia innalzare il livello di scontro sociale, far aumentare la violenza, richiamare un po’ di centristi alla responsabilità e in nome dell’emergenza fargli sostenere l’ennesimo governo berlusconi redivivo moribondo.
Siamo sopravvissuti al 2010. Speriamo di poter dire lo stesso tra un anno.